Alti e bassi sono decisamente troppi. Lavorare per il coinvolgimento totale.
Il calcio oggigiorno è materia strana. Quello che un tempo era semplice e piacevole da vedersi è divenuto in un attimo uno studio dannatamente complicato ricco di terminologie astratte con l’arte del tatticismo appresa nei saloni da bar e con la noia a farla da padrona. Meritocrazia, sfortuna, arbitraggi a parte c’è una cosa che mette tutti o quasi d’accordo: la continuità. Tra i professionisti da oramai tre stagioni, il Rimini non riesce a dare continuità alle proprie prestazioni. Prendiamo come esempio i primi tre mesi del 2025 dove i biancorossi sono passati dalle opache gare di Gennaio a quelle belle e convincenti raccolte nel mese di Febbraio ed inizio Marzo per poi rivedere la nebbia. La dimora staziona nei piani alti della struttura. Il semplice utilizzo dell’ascensore rende imminente la salita come del resto la discesa; rampe di scale fatte a piedi potrebbero aiutare a focalizzare la classifica piano per piano per poi comprendere che da lassù è tutto più bello ma per arrivarci occorre continuare a salire. A Buscè, al primo anno tra i professionisti (lo ricordiamo) chiediamo di gettare quelle chiavi e di accompagnare la squadra verso una costante salita che seppure faticosa serve ad apprezzare meglio i sacrifici fatti dall’intero gruppo. Accontentarsi di essere arrivati nella zona sinistra della classifica, specchiandosi dopo un mese di rincorsa per poi nuovamente ripartire da capo non porta a un totale coinvolgimento di chi scrive, di chi tifa, di chi apprezza e di chi guarda questa squadra. Puntualmente cosa succede nella nostra amata città? Il riminese incerto, frequentatore di varie aree, inizia a distaccarsi, scegliendo l’opzione più comoda, ritagliandosi uno spazio magari al palazzetto dello sport, pensando giustamente o meno che ora sia quella l’aria da respirare che reca entusiasmo e coinvolgimento. I panni da “fighetti” o da “sburroni” fanno parte del romagnolo ma non dimentichiamo il senso di appartenenza, identità e il piacere di tifare una squadra. Essere presenti allo stadio (mi riferisco anche ai rappresentanti della politica riminese e delle varie istituzioni) solo quando si vince o si gioca con Juventus, Fiorentina, Napoli è facile ma farlo con il Jolly Montemurlo non è da tutti. Lo sappiamo, abbiamo visto e toccato con mano ogni singolo aspetto. Pagine e trasmissioni come le nostre (tralasciando l’analisi delle gare) servono semplicemente a raccogliere le emozioni e delusioni della gente. Le stesse vengono lette dai diretti interessati. Per cui, quando alcuni appassionati minacciano di non abbonarsi o di disertare il Neri per mancanza di adrenalina, queste affermazioni divengono motivi di rivalsa spingendo gli autori a dimostrare il contrario. Portare a casa la coppa è segno di gratitudine ed entusiasmo, spingere il piede sulla classifica è pura competizione. Provarci reca adrenalina evitando spiacevoli separazioni creando un coinvolgimento totale quello che da queste parti manca oramai da troppi anni. Fermata e non separazione. Questo è il calcio ma tutto passa attraverso la coesione. Tenere acceso l’entusiasmo rende partecipe il pubblico non farlo porta al distaccamento.
In foto Colombi @Rimini Calcio